MARLON BRANDO, nato a Omaha (Nebraska – USA) il 3 Aprile 1924 alle ore 23 – ARIETE ascendente SAGITTARIO –
AL DI LA’ DEL BENE E DEL MALE
‘Recitare con Marlon Brando è come recitare con Dio’
(Al Pacino)
Marlon Brando, inserito dalla rivista TIME come uno dei tre soli attori protagonisti (assieme a Marilyn Monroe e Charlie Chaplin) nella classifica dei cento personaggi più influenti del ventesimo secolo, è stato uno degli interpreti più acclamati, carismatici e talentuosi della storia della Settima Arte.
Nato in un piccolo paese del Nebraska il 3 Aprile del 1924 da un commesso viaggiatore e da una attrice di seconda linea, inizia con la carriera militare (Ariete), ma è troppo ribelle e indisciplinato per resistere (Marte e Plutone quadrati al Sole, valori Sagittario). Ancora ragazzo lascia la città natìa per tentare la carriera artistica. Approda presto a Brodway (1944), già dotato del suo immenso talento, e incontra il regista Elia Kazan, che, subito colpito dalla sua presenza scenica, gli affida (a teatro) un ruolo particolarmente difficile e ricco di chiaroscuri, quello del semiselvaggio Stanley Kowalski in ‘Un tram che si chiama desiderio’, scritto da Tennessee Williams. E’un trionfo. Nonostante il talento naturale, Kazan lo introduce lo stesso all’Actor’s Studio, di cui diventa fiore all’occhiello.
LE LUCI DELLA RIBALTA…
Nel 1950, ‘Un tram chiamato desiderio’ viene trasposto in chiave cinematografica (regia di Kazan, con Viven Leigh) che lo consacra subito e per lunghissimo tempo nell’immaginario collettivo di più di una generazione. Il ruolo presenta infatti svariate sfaccettature, da momenti di estrema durezza a tocchi di grande sensibilità, ribelle e anticonformista, così diverso dall’americano medio del periodo. La sua bellezza, inoltre, non passa certamente inosservata, e, unita a un carisma particolare, lo renderà una vera e propria icona.
Anche il suo rapporto con gli Oscar è alquanto travagliato: dopo 4 nomination, lo riceve finalmente con ‘Fronte del porto’ (1954), sempre diretto da Elia Kazan, pellicola che gli farà guadagnare anche il premio di miglior attore al Festival di Cannes. Taglio di capelli e ‘chiodo’ di Terry Mallory (il protagonista del film) diventeranno di moda, assieme alla sua motocicletta (le moto furono una delle passioni di Brando – asc. Sagittario)
Nello stesso anno, interpreterà ancora il ruolo di un giovane ribelle ne ‘Il Selvaggio’, diventando il simbolo di una generazione disillusa. Ormai è il più grande fenomeno divistico e artistico del momento, è il periodo in assoluto migliore della sua carriera. Ricordiamoci anche che Brando è stato uno degli attori più pagati: è rimasto nella storia (e nei record, per anni) il suo cachet per il film ‘Superman’, per il quale percepì quasi 20 milioni di dollari.
Gli anni ’60 rappresentano una zona d’ombra, per via di film di secondaria importanza e a causa del suo atteggiamento esasperante sul set.
La resurrezione avviene nel 1972, con la magistrale interpretazione di Don Vito Corleone ne ‘Il Padrino’, di Francis Ford Coppola, film senza tema di smentita ascritto negli annali della storia del cinema. E’ lui a inventarsi, durante il provino (dove non viene riconosciuto), la famosa immagine del boss mafioso dai capelli impomatati dalla brillantina e dalle guance imbottite di Kleenex. Da lì all’Oscar il passo è breve, ma, in aperta polemica con la giuria dell’Academy, si rifiuta di andarlo a ritirare, mandando al suo posto una Squaw indiana, Maria Cruz, attivista per i diritti civili, come forma di protesta rivolta al trattamento riservato ai nativi americani.
Nello stesso anno, recita in un’altra pellicola memorabile e controversa: ‘Ultimo tango a Parigi’, che, per i suoi contenuti scabrosi, vedrà addirittura bruciare alcune copie della pellicola sulla pubblica piazza. Sempre magnetico, padrone della scena, intenso e strafottente, recita la parte di un (quasi) cinquantenne in crisi, cinico e disperato, dando vita ad un altro personaggio complesso e multi sfaccettato, che esalterà ulteriormente la sua aura tenebrosa.
Nel 1979, interpreta il ruolo dell’indimenticabile colonnello Kurtz in ‘Apocalypse Now’, ancora con Francis Ford Coppola, regista dalle origini italiane che, evidentemente, ha saputo trarre il meglio dal multiforme talento del nostro. L’apparizione finale nelle ultime scene è sconcertante: è irriconoscibile. I critici lo osannano, molti lo consacrano come il migliore attore di tutti i tempi.
Si ritirerà dalle scene per un decennio, comparendo solo in ruoli cameo e in ‘Don Juan De Marco maestro d’amore’ (1994) a fianco dell’astro nascente (ma già particolarmente incisivo) Johnny Depp, oltre che nella pellicola ‘The Score’ (2001), con Robert De Niro ed Edward Norton.
Ormai invecchiato, obeso (pesa 160 kg) e malato di diabete, scompare a Los Angeles all’età di 80 anni il 2 Luglio 2004.
…E LE OMBRE DEL PRIVATO
Nel 1957, Marlon si sposa con l’attrice Anna Kashfi, dalla quale ha il figlio Christian (resosi in seguito responsabile dell’omicidio del compagno dell’ultima figlia, Cheyenne, nel 1990).
Dopo il divorzio (1959), si risposa con Movita Castaneda, da cui ha altri due figli, un maschio e una femmina. La separazione arriva nel 1962, il divorzio ufficiale nel 1968.
Appena dopo la separazione dalla seconda moglie, Brando convola a terze nozze con l’attrice indiana Tarita Teriipia (conosciuta sul set de ‘Gli ammutinati del Bounty’), da cui ha altri due figli, maschio e femmina (Cheyenne, tragicamente scomparsa nel 1995). Con Tarita, vivono un periodo apparentemente sereno sull’isola polinesiana di Tetiaroa, acquistata dallo stesso attore, fino al divorzio (1972).
Dalla relazione con la cameriera Christina Maria Ruiz, Brando ebbe altri tre figli, più altri quattro figli da donne sconosciute.
Il suo fascino irresistibile lo porta ad avere flirts anche con attrici del calibro di Marilyn Monroe e Grace Kelly.
La sua turbolenta vita privata è stata dunque in qualche modo in linea con le sue tormentate interpretazioni, rispecchiandone tutti gli aspetti, da quelli più fantasiosi e passionali a quelli più cupi e disperati.
Angosciato dai problemi familiari (il primo figlio, Christian ha assassinato l’amante della sorellastra Cheyenne, finendo in carcere per 10 lunghi anni. In seguito, Cheyenne si è suicidata impiccandosi), nel corso degli anni si lascia completamente andare.
CURIOSITA’:
Per via della sua immensa popolarità, a Brando sono state dedicate numerose canzoni o citazioni all’interno delle stesse, come testimoniato dalla lista seguente:
Marlon Brando è sempre lui di Luciano Ligabue
Goodbye Marlon Brando di Elton John.
Marlon Brando della Premiata Forneria Marconi, dall’album PFM? PFM!
Me, Marlon Brando, Marlon Brando and I dei R.E.M., dall’album Collapse into Now
« You can’t see California without Marlon Brando’s eyes » versi della canzone Eyeless degli Slipknot
« I feel a-tragic like I’m Marlon Brando, When I look at my china girl » versi della canzone China Girl di David Bowie e Iggy Pop
Il personaggio Dio Brando de ” Le bizzarre avventure di jojo ” di Hirohiko Araki è un chiaro riferimento all’attore.
« I saw you standing at the gates When Marlon Brando passed away » Versi della canzone Advertising Space di Robbie Williams
ANALISI DEL TEMA NATALE
A prima vista, il tema natale di Brando può essere considerato tutto e il contrario di tutto, come poi dimostrato in effetti dalla sua straordinaria capacità espressiva e dalla sua vita ricchissima e movimentata, contrassegnata da successi eclatanti, ma anche da periodi tormentati e da tragedie familiari. Forse gli Déi non gli perdonarono quell’hybris, cioè quella tracotante e stupefacente maestria con cui emerse in tutta facilità nell’Olimpo degli attori più belli, famosi, talentuosi, strapagati e adorati da mezzo mondo. Come un Dio, appunto, concetto assai vicino alla forza esplosiva dell’Ariete e nella sua attitudine da capitano coraggioso.
Ma quali sono le indicazioni che il suo Tema Natale possono fornirci a testimonianza di queste straordinarie qualità? Innanzitutto, l’Ariete ascendente Sagittario ha una gran voglia di bruciare le tappe, e non è certamente diplomatico né delicato nell’appalesare la sua presenza al mondo intero. Un’altra caratteristica che potremmo ritrovare è la ‘volontà di potenza’, ben definita dall’appartenenza a un segno in cui il Sole (l’identità) è esaltato, così come uno dei suo governatori, Marte, incredibilmente forte nella sua esaltazione nel segno del Capricorno, cosa che spesso però ha sconfinato nella crudeltà e nell’egocentrismo. Il Sole, fulcro vitale, è anche pesantemente insidiato da Plutone, che gli rimanda una pesante quadratura dall’ottava casa, quella dei lutti e delle trasformazioni. Anche Marte è quadrato allo stesso Sole, a completare un quadro di per sé sufficiente a delineare una possibile tendenza all’esagerazione, al tormento, all’autodistruzione, con qualche tratto da tragedia greca perfetto per qualche filmone trash sulla mitologia ma anche per delineare la sua tormentata vita personale. La danza della vita e della morte che si rincorrono, gli stati d’animo alterni e umorali che lo portarono ad abbandonare (o ad essere invitato a lasciare) alcuni set. D’altra parte, l’ascendente Sagittario apre alle novità, al lontano, al pionierismo, a una vita selvaggia, oltre a rilanciare ogni volta, dopo ogni caduta. Giove in prima casa in questo contesto, se da un lato può apparire sottilmente beffardo, visto il resto del tema, dall’altra parte gli conferisce quel continuo desiderio di espansione e di novità (negli ultimi anni di vita, le esagerazioni si manifestarono soprattutto attraverso un corpo che diventava gigantesco), bypassando quanto di tragico ha dovuto vivere. Ma Giove è anche espansione, popolarità. In prima casa, risulta un’esigenza interiore molto sentita, quasi irrefrenabile, che sembra venire prima della ricerca della fama. Recitare era per lui probabilmente vitale, lo faceva innanzitutto per sé, per trasmettere la grandissima dose di energia che sentiva dentro. Nel punto più alto del Cielo, infatti, troviamo Nettuno in nona casa, più un aspetto legato all’ammirazione che ispirava che a un desiderio di emergere inseguito a tutti i costi. Lo stesso Nettuno lancia due trigoni: uno alla congiunzione Sole/Luna in quarta casa (ebbene sì, forse da qualche parte del suo cuore avrà nutrito anche il desiderio di una vita più tranquilla e comunque i numerosi figli che disseminò di qua e di là per il mondo – più quelli che adottò – ne sono testimoni). Sempre per quanto concerne i figli: Mercurio si trova in quinta casa, trigono a Giove in prima (ne ebbe, lo ripetiamo, tanti), ma inesorabilmente quadrato al durissimo Marte e opposto all’altrettanto ostico Saturno, a sottolineare un quadro tendente alla privazione, all’allontanamento, agli incidenti.
Meritevole di considerazione è anche la collocazione del Sole e della Luna: la quarta casa, cosignificante del Cancro, segno preposto alla protezione, alla tenerezza, ma anche alla chiusura e alla difficoltà di decifrazione. Una contraddizione in termini, che però gli fu utilissima per poter interpretare una gamma di personaggi così vasta e per riuscire a toccare le corde emotive di milioni di spettatori in tutto il mondo. Si tratta di un tema difficile, logorante da portare, non certo un abito comodo, ma senz’altro un potenziale da esprimere a tutto tondo. Chissà, in qualche momento ho pensato che potesse benissimo attagliarsi a quello di un serial killer, e forse in parte lo fu, nel suo affascinare e poi lasciare le compagne di vita (forse gli stessi figli, costretti a confrontarsi con un padre così), nel suo far impazzire i registi con cui lavorava, nel suo essere chirurgico e spietato nell’emergere a tutti i costi, rubando immancabilmente la scena ad ogni suo comprimario.
Al di là del bene e del male, questa è stata la sua stupefacente parabola. Dei giudizi morali, l’Astrologia non si cura affatto.
(Luisa Giacone)
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