MARIE CURIE, nata a Varsavia (Polonia) il 7 Novembre 1867 – Scorpione asc. Capricorno

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«Sono di quelli che pensano che la scienza abbia in sé una grande bellezza. Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico: è anche un fanciullo posto in faccia ai fenomeni naturali, che lo impressionano come in una fiaba»
(Madame Curie)

“Nella vita non c’è nulla da temere, solo da capire”
(Marie Curie)

 

TRAILER del film ‘MARIE CURIE

Marya Salomee Skłodowska-Curie fu la prima donna a vincere due premi Nobel (uno nel 1903 per la Fisica – assieme al marito Pierre – e un altro nel 1911 per la Chimica), nonché prima donna ad insegnare alla Sorbona di Parigi.

Ultima di 5 fratelli, nasce da due insegnanti. In quel periodo, la Polonia era controllata dalla Russia e per le ragazze era assai difficile poter accedere ad un’istruzione ma lei è dotatissima e il padre, scienziato, le trasmette l’amore per la ricerca, per la fisica e la chimica. La madre muore di tifo nel 1874, seguita dalla sorella maggiore. Questi duplici lutti la rendono chiusa, malinconica e solitaria, caratteristiche che la contraddistinsero per tutta la vita .

Dopo le scuole superiori, Si trasferìsce a Parigi con la sorella Bronislawa, di 3 anni più grande. Le due fanno un patto: Marie lavorerà come governante per pagare gli studi di Medicina a Bronislawa e, dopo la laurea, la sorella farà lo stesso con lei. Così, a 24 anni, senza conoscere una parola di francese, Marie approda alla Sorbona. Per sbarcare il lunario, ottiene una borsa di studio per tracciare le proprietà magnetiche degli acciai. L’attrezzatura è ingombrante e richiede spazio, e qualcuno le fa in nome di Pierre Curie, un fisico esperto nelle leggi del magnetismo. Quell’incontro cambierà la vita di entrambi.

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Si sposano nel 1895 e iniziano a lavorare insieme, come dice Pierre – cominciando a vivere in un mondo alquanto remoto dagli esseri umani. Nel 1987 diventa madre di Irène, che affida alle cure del padre di Pierre. Negli studi scrupolosi i due si rendono conto che i sali di uranio trasmettono una certa fosforescenza, sufficiente ad impressionare una lastra fotografica. Tali radiazioni vengono chiamate da Marie radioattività. Arriva alla stupefacente considerazione che l’emettere radiazioni è caratteristica dell’atomo di uranio, che non può essere divisibile. Tale concetto polverizza tutte le leggi della fisica conosciute fino ad allora.
All’inizio del 1898, inoltre, Marie e Pierre scoprono una sostanza 300 volte più attiva dell’uranio e la chiamano polonio, in omaggio alla di lei terra natìa. Nel dicembre dello stesso anno, i Curie informano l’Accademia delle Scienze di avere scoperto un’altra sostanza, con una radioattività 900 volte maggiore di quella dell’uranio: il radio. Nel 1903, redige la sua tesi di Dottorato sulle sostanze radioattive : la Curie diviene la prima donna in Francia ad ottenere questo titolo di studi.
Si tratta ora di calcolare il peso atomico di questi elementi: ci vorrà un lavoro massacrante: da 10 tonnellate di residui di pechblenda lavorati per ottenere solo pochi granelli di radio puro, simili a sabbia. Nella sua tesi di dottorato sopra citata, riuscirà a definirne il peso di 225, una misura che rasenta la perfezione (oggi sappiamo che è 226). Nel frattempo, pur rendendosi conto del potenziale di tale elemento in campo medico, i coniugi Curie ancora ne ignorano la pericolosità (girando con fiale di radio nelle tasche). Pierre accusa una tosse sempre più forte e dolori alle ossa.

Il Nobel per la fisica arriva nel 1903 e sarà Pierre ad andarlo a ritirare, mentre la moglie si occuperà della seconda, piccolissima figlia, Eve. I Curie decidono inoltre filantropicamente di non brevettare la loro scoperta, mettendola a disposizione dell’umanità intera. Sembra inoltre che il merito venga attribuito soprattutto a Pierre, e di questo Marie si rammarica non poco. Ma non ci sarà molto tempo per recriminare: nel 1906, mentre attraversa la strada, Pierre viene travolto e ucciso da una carrozza, lasciando Marie vedova con una figlia di 9 e l’altra di 2 anni. A 38 anni, rileverà la cattedra di Fisica del marito, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona. Delega l’educazione delle figlie ad amici professori della Sorbona e si rinchiude in se stessa e nel suo laboratorio.

In un clima di veleni, accuse di antisemitismo, di sospettosità rispetto alle sue scoperte (furono forse merito del prestigio di cui godeva marito Pierre?), in un periodo ancora fortemente misogino, e con ‘l’aggravante’ di aver iniziato a frequentare un ex allievo del marito, più giovane di lei, sposato e padre di quattro figli, Maria vive un anno terribilmente travagliato dal punto di vista psicologico. Le viene da più parti intimato persino di tornarsene in Polonia. Vive barricata in casa con le figlie. Lei tiene duro, continua le sue ricerche sempre più sola (e isolata) finché, nel 1911, arriva il secondo Nobel, stavolta per la Chimica, per aver scoperto il radio e il polonio. Da più parti si levano voci sull’opportunità di recarsi a ritirare l’onorificenza (persino dagli stessi membri dell’Accademia), ma lei, indomita, si presenta lo stesso a Stoccolma per pronunciare il suo discorso di accettazione, in cui rivendica i suoi meriti ed il sostegno del marito. In occasione della conferenza di Solvay del 1911, viene fotografata, unica donna, a fianco di scienziati come Einstein, Planck e Bohr.
Sembra che, nonostante il clamoroso successo del duplice Nobel, il periodo difficoltoso precedente l’abbia fatta sprofondare in una cupa depressione.

In piedi, in terza fila: A. Piccard, E. Henriot, P. Ehrenfest, E. Herzen, Th. de Donder, E. Schrödinger, J.E. Verschaffelt, W. Pauli, W. Heisenberg, R. Fowler, L. Brillouin; Nella fila centrale: P. Debye, M. Knudsen, W.L. Bragg, H.A. Kramers, P.A.M. Dirac, A.H. Compton, L. de Broglie, M. Born, N. Bohr; Seduti davanti: I. Langmuir, M. Planck, M. Skłodowska-Curie, H.A. Lorentz, A. Einstein, P. Langevin, Ch.-E. Guye, C.T.R. Wilson, O.W. Richardson.Era il pomeriggio del 29 ottobre del 1927. In posa, per la foto di rito, 29 persone (una sola donna, Marie Curie). Diciassette erano o sarebbero diventati premi Nobel

Nel 1914, quando scoppia la guerra, grazie alla sollecitudine della figlia Irène (che divenne, grazie alle ricerche effettuate con l’ausilio del marito, la seconda donna a vincere il Nobel per la Chimica), decide di apportare il proprio contributo a quella Francia che l’aveva accolta e poi bistrattata, istituendo unità mobili della Croce Rossa attrezzate con tutto il materiale necessario per effettuare le radiografie dei soldati feriti, contribuendo a salvarne moltissimi da interventi drammatici di mutilazioni, e istruendo i medici e i paramedici sull’esecuzione e l’uso corretto di questa tecnica.

Sarà poi un’altra donna, la giornalista americana Marie Maloney, a riabilitarla agli occhi del mondo, organizzandole un tour trionfale negli Stati Uniti. Finalmente l’opinione pubblica la consacra apertamente.
Riesce ad assistere con gioia all’exploit del Nobel alla figlia Irène, per poi spegnersi nel 1934, a 67 anni, per anemia aplastica: il suo midollo osseo è stato troppo a lungo danneggiato dall’accumulo di radiazioni. Sarà sepolta prima accanto al marito Pierre e poi, nel 1995, al Panthéon.

Così scompare una delle menti più brillanti del ventesimo secolo. Oltre ad aver fornito un contributo inestimabile alla Scienza, Madame Curie ha rappresntato, senza ombra di dubbio e con grandissimo onore, <i>una delle donne che ha saputo fare la differenza.]

ANALISI ASTROLOGICA DEL TEMA NATALE DI MARIE CURIE

Madame Curie apparteneva al tenace e profondo segno dello Scorpione, al quale, guarda caso, proprio il Plutonio (e il pianeta Plutone) è associato. Anche gli elementi legati alla radioattività sono affini all’ottavo segno.
Con 4 pianeti in Scorpione (tra cui un temibile Marte) e il coriaceo ascendente Capricorno, non ci stupiamo nel vederla rappresentata sempre di nero vestita, né della sua superiore intelligenza, oltre che della tenace e caparbia applicazione che i suoi esperimenti necessitarono, per tutta la durata della sua esistenza. Anche la riservatezza è tipica sia del segno che dell’ascendente, nonostante la fama planetaria che la investirà.
Il pizzico di genialità in più (e certe sue fragilità) potrebbero essere chiaramente attribuibili all’oceanica Luna in Pesci, che, però riceve contemporaneamente un trigono dal Sole e da Saturno al Medio Cielo e da Urano al Discendente. Un Tema eccezionale per una donna assolutamente libera dagli schemi, ribelle e anticonformista, coraggiosa e antesignana della scienza, territorio fino ad allora di esclusivo appannaggio degli uomini. Ricordiamo ancora che ricevette ben 2 Premi Nobel: uno per la Fisica ed uno per la Chimica.
Anche la sua adesione, nella parte finale della vita, al ruolo di crocerossina si sposa molto bene con le qualità della Luna pescina, (cit. di François-Régis Bastide – LO ZODIACO: “…I geni più illustri, nel senso completo della parola, hanno sempre nel loro tema un granellino di Pesci, per così dire…””), empatica, intuitiva, che sa percorrere lo spazio e il tempo in modalità sconosciute ai più, tanto che la radio terapia è, ad esempio, ancora i nostri giorni, una delle modalità con cui si tenta di debellare (o circoscrivere) il cancro.
Il Sole trigono a Urano, inoltre, va da sé, non può che essere associato ai suoi studio sull’uranio, dalla capacità di impressionare le lastre fotografiche., ad esempio. Tra l’altro, Urano, congiunto al Discendente, costituisce un’altra dominante della sua ricchissima Carta Astrale.
Il grafico ha la forma di un aquilone capovolto, il cui vertice è costituito proprio da Plutone, che, da di un lato si oppone al suo stellium scorpionico (le avrà dato probabilmente non poco filo fa torcere), dall’altro si rafforza, grazie al sestile di Urano e alla Luna (le folgoranti intuizioni). Biograficamente parlando, la sua congiunzione al Fondo Cielo inteso come cuspide della quarta casa, (famiglia d’origine), non le permise (pur riconoscendone l’indubbio potenziale – Plutone -) infatti di dedicarsi subito agli studi che la appassionavano a causa delle difficoltà economiche, superate grazie all’aiuto della sorella e dell’incrollabile caparbietà di entrambe: le due si sostennero a vicenda, finanziando l’una gli studi dell’altra e viceversa. “Per aspera ad astra”, verrebbe da dire.
In questo caso, la Luna ben aspettata si coniuga perfettamente col sostegno che le arrivò, in diverse fasi della sua vita, da parte di più di una figura femminile.
Ma senza quel Saturno congiunto al Sole (e quel Marte micidiale), non avrebbe avuto la tenacia e la forma mentis dello scienziato, che la portarono poi agli straordinari riconoscimenti che conosciamo (entrambi congiunti al Medio Cielo come punto di massima visibilità pubblica) e, in questo caso, fama acclarata e imperitura.
Un pionieristico Mercurio in Sagittario, che getta sempre il cuore oltre l’ostacolo, l’avrà senz’altro aiutata a vedere oltre e a lanciarsi coraggiosamente oltre le convenzioni dell’epoca (è anche trigono a Nettuno, a sostenere fortemente l’intuizione).
A tutto ciò si aggiunga anche il fatto che la Curie fu probabilmente la prima donna a entrare di diritto nella cerchia delle menti più acute di tutta la storia della Scienza, nonostante a quei tempi il sesso femminile non godesse certo di particolari privilegi (tutt’altro!)
Per questo – e per i 2 Nobel guadagnati, possiamo quindi affermare, senza tema di smentita, che Marie Curie fu una delle menti più brillanti del ventesimo secolo, contribuendo a sfatare il pregiudizio secondo il quale le materie scientifiche (e gli studi in generale) non fossero di appannaggio del gentil sesso. In questo senso, può essere senza dubbio considerata un’eccelsa fonte di ispirazione.

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13 Comments

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